Green pass: Identità digitale o controllo delle nostre vite?

Green pass: Identità digitale o controllo delle nostre vite? E’ un dato di fatto che con la pandemia, la vita dell’individuo è cambiata, vivendo nella totale restrizione. La sua presenza ha anche accelerato il processo tecnologico a tal punto da divulgare con molta più velocità, l’Identità digitale, che oggi è più comunemente diffusa con il nome di Green pass. Questo è lo strumento digitale, creato con i propri dati anagrafici, studiato per il singolo individuo affinchè possa usarlo per ridurre le restrizioni imposte dal Governo. Se prima del 2020, periodo della diffusione della pandemia, non si parlava minimamente di Green pass, oggi diventato obbligatorio, l’ID (identità digitale) era più comunemente usata per aver accesso alle principali piattaforme social. Oggi l’ID, altro non è che il proprio alter ego che offre le nostre generalità con lo scopo di cercare di tornare alla normalità. L’uso della certificazione verde, è al centro di molteplici discussioni ma il quesito vero e proprio da porsi, non risiede su cosa sia e a cosa serva, bensì si pone su cosa sia  veramente l’identità digitale e quali possono essere le sue conseguenze.

Cosa è l’Identità digitale? L’ID è l’insieme delle informazioni e dei relativi dati anagrafici che l’individuo rilascia, creando la propria figura personale virtuale. Nel linguaggio informatico, il singolo individuo diventa l’utente e può accedere alle varie piattaforme, utilizzando la propria identità (o nick name) e la relativa password. Se nello specifico, il Green pass è stato definito come lo strumento in grado di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini, in realtà è stato realizzato per istituire un controllo sociale. Perchè? Il fatto sussiste da prima dell’avvento della pandemia, attraverso l’ ID2020. Cos’è? E’ un progetto definito come futuristico, nato nel 2015 dal lavoro collettivo di enti pubblici e privati, con lo scopo di migliorare la vita dei cittadini utilizzando l’identità digitale. Tra gli investitori del progetto, sono presenti oltre a varie agenzie delle Nazioni Unite e l’ ONG, anche Bill Gates, il social Facebook, Mastercard e la Rockfeller foundation. Tra questi, risulta esservi anche la GAVI che è un’organizzazione internazionale umanitaria (voluta e finanziata da Bill Gates) con lo scopo di salvaguardare le vite con l’uso dei vaccini, destinato ad aiutare i bambini residenti nelle zone più povere del mondo. L’identità digitale così strutturata, si basa principalmente sulla somministrazione dei vaccini. Premesso che la pandemia, ha accelerato il processo di digitalizzazione dell’individuo, l’ID2020, concentrandosi sulla vaccinazione generalizzata, consente la registrazione di un’utenza digitale, indispensabile, affinchè il “libero cittadino” possa accedere, con l’uso del Green pass, a tutti i servizi di cui necessita, come banche, scuole, ospedali, viaggi.

Che relazione esiste tra l’ID2020 e il Green pass? Bill Gates, nel 2018, aveva già previsto o quasi, la diffusione di un batterio su scala mondiale che avrebbe portato la morte di milioni di persone nell’arco di qualche mese. Ebbene, facendo un piccolo passo indietro, precisamente a due anni fa, si sono diffusi i primi contagi, di cui oggi, sappiamo quale sia il suo l’excursus. Sorge spontanea la temuta domanda: il coronavirus potrebbe essere stato sperimentato appositamente al fine di poter istituire in maniera più rapida il tanto discusso Green pass, tralasciando il fatto che sempre di Identità digitale si tratta? Sulla base di ciò, non sussiste alcuna certezza ma sovviene spontanea l’ipotesi che sia stato tutto studiato con lo scopo di velocizzare l’Identità digitale. Se è così, basandosi sul fatto che l’ID2020 è il programma di identificazione digitale, studiato sulla base della vaccinazione generalizzata, contestualmente, vengono registrate le nuove nascite, consentendo di conoscere anche le vaccinazioni già esistenti, nonchè i dati già acquisiti dalle varie identità create. Esistono alcuni studi che prevedono la somministrazione di microchip. Ipotizzando che i dati raccolti verrebbero collegati biometricamente, (sistema informatico con la funzione di identificare una persona sulla base di caratteristiche fisiologiche e comportamentali, confrontati con dati precedentemente acquisiti), potrebbero ricoprire un ruolo fondamentale nella lotta contro l’attuale pandemie  e di altre future pandemie che potrebbero insorgere.

Ma in questo modo, non esiste il rischio che la vita di ogni singolo individuo venga totalmente controllata? A detta dell’organizzazione, avere un proprio ID, consente di sapere chi sia il singolo individuo, facilitando l’accesso ai diversi servizi utili per il fabbisogno giornaliero, fatto a norma e secondo il rispetto della privacy e della sicurezza, in quanto è l’individuo stesso a controllare le proprie informazioni. Ed è proprio il tema sulla privacy e sulla sua sicurezza, a sollevare il “polverone” sulla diffusione dell’identità digitale, creando diversi pareri contrari. Se già si parla di una probabile installazione di microchip nell’organismo umano, l’idea di essere controllati, o forse è meglio dire spiati, non giova sul fatto di non avere più la propria libertà. Qualora questa ipotesi si realizzasse, l’ ID2020, acquisirebbe il totale controllo dei vari ID, creando anche un conflitto di interessi con la Microsoft. In ultima analisi, non bisogna dimenticare che a sovvenzionare l’istituzione del Green pass, sono stati proprio i fondatori dell’ ID2020. In virtù di quanto si è detto, ad oggi, il Green pass è lo strumento che monitora la vita del singolo individuo. Ma la sua progettazione ha davvero lo scopo di salvaguardare  e preservare la vita umana o ha il fine ultimo di far arricchire ancora di più i magnati?

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