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Gaetano Ricotta sul femminicidio: quali sono le cause?

Gaetano Ricotta sul femminicidio: quali sono le cause? Partiamo dalla considerazione che l’evoluzione avuta dalle donne, dal 68 in poi, ha portato le stesse ad una maggiore presa di coscienza della propria identità sociale, mettendo in crisi i valori che per il patriarcato erano assolutamente imprescindibili. La donna che ha conquistato la parità, affrancandosi dal giogo maschile, ha trovato impreparato l’uomo. La donna adesso è più sicura della sua identità, del suo essere e delle proprie potenzialità; l’uomo, che prima era cacciatore è invece diventato la sua preda. Non può essere generalizzato a tutto il mondo maschile ma di sicuro ad una buona maggioranza. Di fatti, nel mondo occidentale le donne hanno ottenuto la parità e  si sono posizionate, a volte, al di sopra degli uomini. Allora perchè si parla ancora di femminicidio? Facciamo un passo indietro. L’uomo è stato abituato nella sua crescita ad avere dei codici precisi e come simbolo di virilità, possedere la donna come una proprietà. Questo è stato messo in discussione fin dai tempi del 68, dalla presa di posizione delle donne, nella lotta per l’emancipazione. Ricordo ancora gli slogan nelle piazze: “l’utero è mio e me lo gestisco io”. Da quei tempi remoti siamo passati ai tempi odierni, dove l’uomo non ha saputo gestire questa grande impresa femminile trovandosi spiazzato, quasi inerme e disarmato. 

Quale è il significato della parola femminicidio? Il termine, nella sua accezione, significa la morte violenta di una donna causata da un uomo. E’ un vocabolo che entra a far parte del dizionario della lingua italiana di recente e precisamente dal 2001. In precedenza, si usava il termine uxoricidio che poteva essere rivolto ad uno dei due coniugi. Questa nuova parola, unifica in tutto il mondo femminile il suo significato. Secondo lo psicanalista Recalcati, si può dire che la violenza sulle donne sia una questione di razzismo perchè colpisce l’altro come luogo della differenza. Differenza che riguarda il confronto con l’essere UOMO. Così come l’ebreo, il nero o l’omosessuale hanno rappresentato quel qualcosa di diverso rispetto al conformismo storico, anche la donna rappresenta questa diversità, che diventa sinonimo di libertà. Libertà che l’atteggiamento patriarcale maschile ha da sempre soppresso. Atteggiamenti violenti che vanno dai maltrattamenti, alla manipolazione psicologica a quella economica, e ancora sessuale fino ad arrivare all’uccisione della stessa. 

Intanto, la famiglia è diventata il luogo dove si perpetra il massimo della violenza:  dice il filosofo Galimberti C’è qualcosa che accomuna l’uomo alla donna, tutto questo sia da un punto di vista biologico che psicologico. L’uomo, però, non ha una struttura relazionale come struttura naturale. Ha, piuttosto, una struttura logico-razionale che non gli permette di capire in pieno il mondo femminile. Per la donna, che è più forte, è più facile, una volta finita la storia, voltare pagina; ma per l’uomo, il senso del possesso, lo induce a non accettare questa condizione ed il tarlo della gelosia spesso lo induce a estremi comportamenti anche delittuosi”. La donna, che ha ottenuto dopo decenni di lotte la sua indipendenza, ha annichilito tutte quelle velleità che il patriarcato maschile aveva, e lo ha reso più vulnerabile. La non accettazione di questo nuovo mondo porta l’uomo ad usare la violenza, perchè non ha argomentazioni a sua discolpa. 

Gaetano Ricotta sul femminicidio: quali sono le cause? Esistono, inoltre, casi in cui l’uomo è per sua natura violento e poichè la donna è per sua natura masochista (Freud), nel senso che ha una grande capacità di sopportazione, evita molto spesso di denunciare. Qui nasce il circolo vizioso dove l’uomo ricatta la donna fino a quando lei trova il coraggio di denunciarlo. Ed è questa la miccia che può degenerare in tragedia. Il movente in tutti i casi è lo stesso: l’attaccamento patologico e il distacco dalla persona che sentiva sua, come un oggetto, provoca un turbinio di sensazioni negative. Tutto ciò lo porterà ad assumere un atteggiamento di violenza paranoica, finchè non avrà raggiunto il suo scopo: possedere il suo oggetto del desiderio ed avere il controllo sulla sua vita (o sulla sua morte). 

Paradossalmente ci sono anche casi dove la donna, in virtù di un amore incondizionato, nonostante sia vittima di percosse, ingiurie e maltrattamenti, resta legata al suo carnefice.  Fortunatamente, oggi in Italia, esistono molti centri antiviolenza, in grado di accogliere e di aiutare tutte le donne vittime di violenze, in assoluto anonimato e seguendo dei protocolli ben precisi. Questi centri danno la possibilità del gratuito patrocinio, nei casi previsti dalla legge, all’assistenza legale gratuita. Anche un semplice gesto può aiutare le donne in situazioni di pericolo. #Signalforhelp: pollice della mano piegato, quattro dita in alto e poi chiuse a pugno. Questo gesto, che tutti dobbiamo saper riconoscere è stato lanciato dall’associazione Canadian Women’s Foundation nell’Aprile 2020 in piena pandemia e sta diventando popolare in tutto il mondo. Non isolarti e non lasciarti sopraffare dalla paura: NON SEI SOLA!

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