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Smartphone: Meglio o peggio della droga?

Smartphone: Meglio o peggio della droga? Un uso eccessivo e sregolato del telefono cellulare, può essere deleterio in quanto spesso e volentieri, il “mezzo telematico” non è più solo uno strumento per comunicare ma crea una connessione unica e sola con un oggetto inanimato, provocando una vera e propria dipendenza. Questo può succedere poichè al telefono cellulare si tende ad attribuire un’importanza tale da estraniarsi dal mondo circostante. Sempre più sono gli individui, senza limiti di età, a vivere questo rapporto univoco con il proprio cellulare, sostituendo sempre più il contatto umano.

Quante volte capita di uscire e di vedere più persone intente più a connettersi che a dialogare? Da alcune statistiche effettuate su larga scala, si evince che il fenomeno è in netta crescita, individuando una sorta di panico nel caso in cui il cellulare non sia utilizzabile per un certo periodo di tempo. Contestualmente, sempre da questi studi, si evince anche una percentuale di utenti che si rendono conto che, il cellulare possa essere un elemento dannoso se usato più del dovuto. In base a ciò, per una maggiore tutela per gli utilizzatori, occorre evidenziare gli aspetti nocivi del suo impiego esagerato. Tecnicamente, la dipendenza da cellulare viene indicata con il termine Nomofobia o “Fear Of Missing Out” tradotto in “Fobia di essere tagliati fuori“.

Ma come si può capire di essere affetti dalla dipendenza del cellulare? I sintomi sono riconducibili al legame spasmodico della connessione con le varie applicazioni che si trovano nel cellulare, ovvero:

  1. Controllo eccessivo delle notifiche, delle chat, o dei social network.
  2. Perdita delle informazioni delle notifiche ricevute.
  3. Atteggiamenti compulsivi.
  4. Agitazione, ansia, nervosismo nel caso in cui non si è connessi.
  5. Disturbi del sonno.

Usare il cellulare crea dipendenza? Ciò comporta un’alienazione dal mondo reale preferendo l’interazione con un mondo parallelo privo di reciprocità e di sentimenti ma pieno di profonda solitudine, che può concludersi con casi di depressione e ansia. Tale status di vita, prende il nome di “Phubbing”. Questo sintomo, a sua volta, deriva dalla coniazione dei termini phone (celluare) e snubbing (ignorare), per cui Phubbing. Ciò, si traduce nella propensione a trascurare qualsiasi tipo di rapporto sociale, sostituiti dal controllo compulsivo dei social network. Da uno studio avvenuto nel 2008, si è dedotto che la dipendenza da telefonino, è dovuta da una vera e propria fobia di essere esclusi e da una perdita di autocontrollo. La perdita dell’autocontrollo risiede nel fatto del controllo assillante sul telefono, con la speranza di non trascurare nessuna notifica del mondo virtuale. Paradossalmente, questo assiduo controllo effettuato sui social e derivati, fa parte dell’era tecnologica ma è pur vero che altera e sostituisce, danneggiando inesorabilmente la sfera affettiva. Questo perchè, dalla paura di restare esclusi dal mondo, si rischia la solitudine, preferendo il virtuale al reale. Di fatti, oggi è molto comune, considerandolo come normale, vedere una coppia o due semplici amici, più in simbiosi con il proprio cellulare che con l’altro individuo. 

In ultima analisi, la realtà virtuale rischia non solo di distruggere il rapporto umano, fatto di sentimenti ed emozioni ma contestualmente nasconde la bellezza di poter incrociare lo sguardo dell’altro interlocutore, oltre che celare l’incanto dell’ascolto. Similmente, la dipendenza del telefonino, sminuisce l’affettuosità e la privacy della propria persona, nel momento in cui si decide di condividerla anche attraverso i social. Inconsciamente, la condivisione di qualsiasi stato emotivo, avviene più che altro, per ricevere approvazione di ciò che emotivamente sia accaduto. In conclusione, se pur è vero che il cellulare sia oggi indispensabile, nel momento in cui si ci rende conto che il rapporto con questo mezzo di comunicazione cominci ad essere lesivo, è consigliato di pensare come e perchè l’uso eccessivo del cellulare possa alterare la propria realtà, evitando l’inizio di una vita virtuale dalla quale si rischia il non ritorno. Preso atto di ciò, è consigliato di ridimensionarne l’uso, soprattutto in presenza di altre persone, dando loro più importanza. E se avete qualcosa da dire e da condividere con qualcuno, alzate la cornetta, chiamate e chiedete un incontro per parlare a tu per tu. A voi la scelta.

2 comments

  1. Sig. MULONE complimenti per il trattato. Breve e coinciso. Stavo leggendo il,blog del dottore Ricotta e ho notato questo articolo. Lo sottoporrò ai miei alunni per un tema in classe. Sono pienamente d’accordo con quanto scritto e aggiungerei che internet dovrebbe essere vietato ai minorenni. Per vietato intendo l’accesso visto che si può accedere tramite impronta digitale. Sono Sonia e le auguro buone scritture

    1. Buona sera Sonia. Purtroppo è una piaga della nostra società che sta prendendo una brutta piega, se non si trova un limite al suo uso. Per il fatto che abbia deciso di leggerlo ai suoi alunni, per me è un immenso onore. Sono contento che Le sia piaciuto e la ringrazio infinite per ciò che ha espresso. I miei più distinti saluti.

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