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Bambole reborn: disturbo o distrazione?

Bambole reborn: disturbo o distrazione? Le bambole reborn sono state modellate ad arte e assomigliano a bambini veri. Sono nate come semplici oggetti da collezione, ma in questi ultimi tempi si è scoperto che sono utilizzate per altri strani scopi. Sembrano davvero dei surrogati di bambini poichè hanno fattezze quasi umane tali da non riuscire, a distinguerle da quelli veri. Le prime creazioni di bambole reborn risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale in Germania, quando le donne obbligate a vivere per troppo tempo nei rifugi, ebbero l’idea di prendere le bambole delle loro figlie per dargli un nuovo look.

Così facendo inventarono la tecnica del reborning. Negli anni 90 è iniziata la commercializzazione negli Stati Uniti, diventando un fenomeno dilagante. Col tempo, le reborn, da oggetto da collezione sono divenuti manufatti con altri scopi. Pertanto si è creato un dibattito molto acceso su questa distribuzione,  diventando una problematica da non trascurare. A ciò ne consegue la domanda: come vengono usate? Le reborn, essendo un surrogato di bambino, possono essere accudite come un vero e proprio neonato comportando dei chiari segni di illusione al limite della demenza.

E’ il caso di talune persone che avendo vissuto il dramma della perdita di un figlio, con l’acquisto delle reborn desiderano ripristinare quel legame che avevano perduto, trasferendo con le attenzioni del caso, l’amore della madre al proprio figlio. Come? Accudendoli con tutte le cure necessarie, dandogli il ciuccio o imboccandoli come se dovessero mangiare sul serio. Oppure, cosa che può avere del macabro, è la necessità di soddisfare il desiderio naturale di diventare madre, sopperendo all’impossibilità della procreazione. Infatti, i commercianti di queste bambole non vendono più il loro prodotto ma lo fanno adottare. Ad oggi, dati gli effetti diffusosi, il quesito che si pone è che la bambola reborn possa essere scambiata non più come un oggetto da collezione ma come una sostituzione al bambino vero, diventando un vero e proprio disturbo psicologico. Ancora, ci sono situazioni lette qua e là sul web che parlano di donne che vanno dal medico di base con in braccio la reborn e coinvolgono gli astanti facendo vedere come tranquillo sia, ma quando arriva il proprio turno vanno via. Così facendo è come se si giocasse con il sacro sentimento che lega la madre al proprio figlio. 

Alla luce di ciò, avere a che fare con delle bambole come copia di un individuo non è altro che una forma di trattamento chiamato “Doll therapy o terapia della bambola“. Pertanto è opportuno chiedersi come è corretto applicare questa terapia e che benefici possa comportare. Questo tipo di cura altro non è che un tipo di trattamento non farmacologico applicato alle demenze. La demenza comporta nelle persone soggette a questa patologia un calo della capacità cognitiva oltre che di quella affettiva e relazionale. Studi scientifici affermano che l’applicazione di tale cura, comporti una riduzione dell’assunzione a sedativi oltre alla riduzione di situazioni di apatia e depressione. Inoltre favorisce la riduzione di stati di ansia e di agitazione, influenzando positivamente i disturbi dell’insonnia che la patologia può comportare. Ciò nonostante è il soggetto affetto da demenza a trattare la bambola come un bambino vero e proprio. Tale rapporto tra soggetto stesso e bambola risulta essere un rapporto atto a trarre benefici nella comunicazione e nella relazione. Ma ci sono anche altre situazioni che possono essere invece terapeutiche, per esempio nelle donne affette da Alzheimer. Infatti avendo in braccio una di queste bambole, tornano indietro nel tempo rivangando la maternità e questo serve a tranquillizzarle facendo regredire possibilmente anche l’aggressività. E’ ovvio che la doll therapy non è una vera e propria panacea per risolvere i problemi ma può servire da supporto alle terapie tradizionali. Ci si chiede in ultima analisi, quali implicazioni psicologiche può avere chi compra una reborn per carenza di affetto o come surroga di un figlio.  Inoltre vi è da porgersi un’ultima domanda: che comportamenti potrebbe avere con la società l’individuo che è abituato ad avere a che fare con una bambola? A voi l’ardua riflessione nel considerare se questo folle gesto d’amore potrebbe essere un valido indizio che porti a pensare se l’individuo è considerabile affetto da un disturbo o posseduto da una genialità incompresa.

Articolo scritto da Gaetano Ricotta e redatto da Carmelo Mulone.

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